Facciamo un po’ di chiarezza
Da alcuni anni a questa parte, e soprattutto dopo la pandemia di Covid-19, anche in Italia si sentono sempre più spesso termini come “Bagno di Foresta”e “Terapia Forestale”, o la loro traduzione inglese, “Forest Bathing” e “Forest Therapy”; qualcuno si spinge a usare un altro vocabolo che invece viene dal Giappone e quindi suona maggiormente inusuale per noi: “Shinrin-Yoku” (Shinrin = foresta” e yoku = bagno).
Tutti questi termini richiamano un “potere” salutistico dei boschi e delle foreste, un potere ancestrale, riconosciuto fin dall’alba dell’uomo e celebrato da tutte le culture primigenie, che consideravano, e considerano tuttora, sacri gli alberi e le foreste che formano associandosi tra loro.
Più recentemente, la teoria della “Biofilia”, sviluppata a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, suggerisce che l’attrazione naturale che l’essere umano avverte verso la natura sia una componente innata, probabilmente legata ai processi evolutivi e alla storica abitudine dell’uomo a vivere in ambienti naturali.
La ricerca scientifica ha poi da tempo dimostrato che il contatto con la natura e i suoi elementi offre numerosi benefici, tra cui una maggiore sensazione di benessere e rilassamento, oltre a vere e proprie modificazioni positive sui parametri fisiologici.
Il primo paese a rendere operativi i risultati di questi studi è stato il Giappone, che nel 1982 ha varato un programma nazionale di salute pubblica basato sullo Shinrin-yoku.
A partire da quella data in alcuni paesi asiatici quali la Corea del Sud, Taiwan e la Cina, si sono diffuse le pratiche di bagno di foresta e terapia forestale, assumendo, via via, un ruolo sempre più riconosciuto nell’ambito della prevenzione medica e praticate per migliorare la salute fisica e mentale e come supporto alla gestione dello stress.
Le stesse prassi sono poi diventate parte dei sistemi sanitari nazionali, come forma di terapia medica preventiva, in particolare in Giappone e Corea del Sud.
Dopo questo breve excursus sulla nascita di queste pratiche e sul loro sviluppo, entriamo nel merito della domanda iniziale e facciamo un po’ di chiarezza.
Il “bagno di foresta”, rappresenta un’evoluzione della semplice “immersione forestale” che, pur molto benefica, consiste nella frequentazione libera, contemplativa e in assenza di esercizio fisico, se si escludono brevi passeggiate.
A differenza di quest’ultima, il bagno di foresta prevede l’organizzazione di attività di promozione della salute quali brevi camminate e semplici attività rilassanti, spesso con accompagnamento di una guida e limitate a una singola sessione.
La “terapia forestale” invece è molto più strutturata, perché prevede itinerari guidati in siti specifici presso i quali sono sviluppate precise attività, quali camminata e respirazione consapevole, meditazione, Yoga, esercizi di Qi-Gong e Tai Chi Chuan. La terapia forestale è spesso organizzata in programmi a lungo termine con sessioni ripetute in foresta e talvolta dirette a specifici gruppi di persone. Le sessioni vengono usualmente condotte da professionisti in stretta collaborazione con operatori sanitari, permettendo così di ottenere i migliori risultati per la salute.
Nei prossimi articoli entreremo maggiormente nei dettagli delle pratiche e dei loro benefici, con uno sguardo rivolto anche alla situazione italiana.
Foto: Pixabay – royalty free; Emanuela Albanelli