Taxus baccata, albero della morte o dell’immortalità?

Taxus baccata, albero della morte o dell’immortalità?

Utilizzato in passato soprattutto per la realizzazione di architetture e sculture vegetali (topiaria),  il tasso (Taxus baccata), albero sempreverde di seconda grandezza, è oggi impiegato come pianta ornamentale isolata ed è presente in molti giardini.

Spesso viene ancora “tenuto in forma” , per apparire come un elemento dalle forti linee geometriche, e quindi viene necessariamente potato costantemente. Se invece viene lasciato libero di crescere presenta in questo periodo dell’anno delle decorative bacche rosse (da cui prende l’appellativo “baccata”), molto attraenti alla vista ma assolutamente non edibili.

Si ricorda che il tasso è anche comunemente conosciuto come “albero della morte”, per la tossicità delle foglie e del seme contenuto negli “arilli” (le bacche che apparentemente sembrano i frutti), quindi si consiglia di non metterne a dimora in giardini frequentati da bambini.

Il suo legno, pregiato per la sua elasticità, un tempo era utilizzato anche per la realizzazione di archi e frecce; queste ultime presso la popolazione dei Celti spesso venivano intinte nel veleno per risultare ancora più letali. La leggenda vuole che ad uccidere Riccardo Cuor di Leone sia stata proprio una freccia di tasso.

Conosciuto per le sue proprietà sin dall’alba dei tempi, questo albero è stato anche apprezzato per la sua longevità e quindi venerato come simbolo di immortalità. Grazie alle sue radici avventizie è in grado di riprodursi facilmente dando vita a tante “piante figlie” in prossimità della “pianta madre”, che può diventare nel lungo periodo anche di dimensioni monumentali.

Anche in letteratura non mancano esempi in cui venga citato, a partire dal “De bello gallico” di Giulio Cesare, in cui l’autore descrive la morte per avvelenamento del re degli Eburoni. Anche William Shakespeare in età Elisabettiana utilizza in ben due opere le proprietà velenose del tasso; nell’Amleto l’estratto di tasso si trasforma nell’arma mortale che uccide il re, avvelenato con del liquido nell’orecchio, mentre in Macbeth è presente una scena in cui le streghe preparano una pozione a base di “talee di tasso”.

Da questi semplici riferimenti è facile capire come questa pianta per le sue caratteristiche e proprietà sia sempre stata intimamente legata alla magia, all’esoterismo e al mistero.

Grazie ai progressi della scienza oggi per fortuna si sfruttano le sue proprietà con fini curativi: ad esempio il taxolo è impiegato per trattamenti chemioterapici.

Foto di Sara Navacchia