Cambiamento climatico: che fare?

Cambiamento climatico: che fare?

È da decenni che si conosce il fenomeno dei cambiamenti climatici, dovuti al riscaldamento globale e, recentemente, se ne parla sempre più spesso, ma solo in questo ultimo periodo lo stiamo sperimentando in modo diretto e drammatico sulla nostra pelle.

Da tempo eravamo in forte siccità (il nord Italia aveva fiumi con una portata d’acqua ridottissima e il livello del lago di Garda si era abbassato notevolmente) e in queste settimane, particolarmente nei giorni di martedì 16 e mercoledì 17 maggio, ci sono state piogge eccezionali e sulla Romagna si è riversata l’acqua meteorica che in passato, in condizioni normali, sarebbe caduta nell’arco di mesi.

Cosa fare quindi?

Mario Tozzi, celebre geologo e divulgatore scientifico, raccomanda alle amministrazioni di porre freno alla “bulimia costruttiva” nei territori fluviali. Sottolinea l’importanza di azzerare le emissioni clima-alteranti, e di attuare in primis, piani di adattamento e di mitigazione, che, sostanzialmente, consistono nel fare un passo indietro, lasciando liberi i fiumi che, specialmente in una pianura d’origine alluvionale, devono essere liberi di poter esondare.

Stefano Mancuso, noto botanico e saggista, già citato in un recente nostro articolo, da anni sostiene che bisognerebbe piantare subito, a livello mondiale, 1000 miliardi di alberi. Le piante sono fondamentali per il sequestro e lo stoccaggio dell’anidride carbonica, il gas responsabile del cosiddetto ”effetto serra”, oltre a essere indispensabili per la regolazione del ciclo dell’acqua e, soprattutto in città, all’abbassamento delle temperature.

Ecco alcune buone pratiche per città resilienti, desunte da una pubblicazione della Regione Emilia-Romagna di qualche anno fa (Rigenerare la città con la Natura) e che forse è finita nel dimenticatoio.

Per migliorare la sicurezza idraulica delle aree urbane, si dovrebbero prevedere spazi potenzialmente inondabili senza conseguenze per la popolazione e “giardini  della pioggia”, in grado di assorbire e riportare in falda le precipitazioni. Fondamentale inoltre sarebbe, arrestare la cementificazione e restituire spazi permeabili attraverso azioni di “de-sealing” (de-sigillare) e “de-paving” (de-asfaltare).