Land Art al lago di Ledro.  Installazioni poetiche nel bosco che ricuciono il rapporto tra uomo e natura.

Land Art al lago di Ledro.  Installazioni poetiche nel bosco che ricuciono il rapporto tra uomo e natura.

Nel 2012 in prossimità del lago di Ledro in Trentino, è stato inaugurato un parco dedicato alla land art, un vero e proprio museo a cielo aperto tra gli alberi, interamente realizzato con materiali eco sostenibili. 

Le installazioni, realizzate direttamente sul posto dagli artisti durante le estati, cercano un dialogo poetico con la natura, sia a livello estetico (ovvero mimetizzandosi con i colori e le forme del paesaggio), sia a livello simbolico. Ogni opera invita il visitatore ad ammirare la natura, rispettandola e seguire i suoi insegnamenti. Durante il percorso ad anello il turista compie una sorta di intimo viaggio alla riscoperta di sé e dei valori che ci legano al mondo naturale

Tra le opere più significative:

“Il vecchio e il bambino”, di Giovanni Bailoni. Installazione che invita a riflettere sul tema del percorso e delle difficoltà della vita; 

“Il volario antropoetico”, di Simone Mulazzani e Valentina Grossi. Opera che richiama il nido, luogo per eccellenza di rinascita e protezione;

“Cloud tree”, di Rumen Dimitrov. Rappresentazione simbolica della donna, icona archetipica di rinnovamento e libertà;

“The black hug” (ovvero l’abbraccio nero), di Irene Russo. Opera che anche nella sua matericità (è stata superficialmente carbonizzata) invita a riflettere sulle problematiche degli incendi dolosi e del rapporto tra uomo e natura;

“La gigante panchina”, installazione realizzata con il legno di un larice abbattuto durante la grande tempesta Vaia. L’opera, oltre a offrire un punto di vista privilegiato sul paesaggio, è situata fuori dal parco e dona nuova vita all’albero scomparso. 

“Sign o’ the times”, gruppo scultoreo che richiama nostalgicamente la ruralità e le tradizioni che ormai stanno scomparendo. Con la sua installazione l’artista riproduce un gallo e quattro galline che razzolano liberamente nell’aia.

Vista la particolare poeticità e forza espressiva, si riportano in forma completa le descrizioni presenti sui pannelli illustrativi delle prime due opere citate.

“Le due sagome che si sviluppano seguendo i profili degli alberi suggeriscono la presenza di un anziano che tiene per mano un bambino. Quello delle età della vita è un tema caro all’arte di tutti i tempi, che nel contesto naturale assume nuovi dettagli e sfumature. L’azione del camminare richiama quella del vivere affrontando sfide e avversità, attraversando sentieri che possono essere impervi e sconosciuti al punto di rendere necessaria una guida: quella di chi le ha percorsi già molte volte. Procedere attraverso la pineta significa affidarsi alla natura che offre il suo ritmo lento, quieto e consapevole, simile alla saggezza taciturna degli anziani. Il legno e la lamiera arrugginita rappresentano anch’essi il tempo che scorre e lentamente trasforma”.

“Come uccelli tessitori che riassemblano frammenti di materia vegetale, il Volario è composto dalla stessa essenza dell’ambiente circostante, e si costruisce in maniera organica e fluida. Per la sua sostanza effimera ne diviene un passaggio nel paesaggio, intrecci di intenti che attuano una riconciliazione tra la cultura e la natura, un cambio di paradigma verso una coscienza ecosofica; luogo della rinascita e di protezione, luogo per imparare a volare e fare del volo la tecnica per la trascendenza, sfociare nell’oltre e ricongiungersi all’infinito. Il Volario è il luogo dell’immaginario dove ogni atto diviene poetico. Vola e s’apre all’orizzonte piuma, pagina dell’aire che con piglio immantinente alla vista si scompare.” 

Tutte le opere, realizzate interamente con materiali naturali, quindi deperibili, sono destinate a scomparire gradualmente fino a tornare ad essere un tutt’uno con la natura. Il tempo è esso stesso materia di progetto. 

Nel lago sono presenti anche palafitte realizzate sia per offrire un affaccio privilegiato sulle acque cristalline del lago ma soprattutto per ricordare l’insediamento palafitticolo dell’età del bronzo, rinvenuto nel 1929 durante alcuni lavori.

In conclusione si può affermare che il parco della valle di Ledro è un luogo per la riscoperta dei valori dell’arte e del senso della vita. È un parco di contemplazione per l’anima.