Il giardino dell’Eden nel mosaico di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna

Il giardino dell’Eden nel mosaico di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna

Questa, all’interno della basilica di Sant’Apollinare in Classe a Ravenna (e più precisamente nel catino absidale), è la prima rappresentazione del giardino dell’Eden in mosaico.

Gli abili mosaicistici del VI secolo per rappresentare questo luogo paradisiaco si ispirarono alla vegetazione locale, ovvero quella tipica della paludosa Ravenna dell’epoca; si ritrovano sullo sfondo Pinus pinea (ovvero pini domestici), Quercus ilex (lecci), Olea italica (ulivi), Juniperus communis (ginepri). In primo piano, tra le dodici pecore che rappresentano gli apostoli, si ritrovano anche i cisti rossi (Cistus incanus) e i gigli delle dune, detti anche di San Pancrazio (Pancratium maritimum), ovvero le prime piante che i marinai vedevano arrivando dal mare.
Si tratta quindi di una splendida decorazione musiva e di un incredibile spaccato botanico del litorale romagnolo del medioevo. Ai lati del catino absidale sono anche rappresentate però, specularmente, anche due alberi esotici, ovvero due palme, in quanto simbolo di giustizia.

La basilica paleocristiana, oggi basilica minore e inserita nella lista dei siti patrimonio dell’umanitá dell’UNESCO, fu costruita all’inizio del VI secolo d.C. grazie ai finanziamenti del ricco banchiere Argentario e su richiesta del vescovo Ursicino, che voleva dedicare al primo vescovo di Ravenna un luogo di culto cristiano nel luogo del suo martirio. Ancor oggi si conservano all’interno alcune reliquie del Santo.

Il campanile, costruito successivamente nel lX secolo, è di tipico stampo bizantino: è a pianta circolare e presenta,dal basso verso l’alto, monofore, bifore e trifore. Svetta nella campagna ed è visibile da lontano, quindi funge ancora oggi da riferimento nel territorio circostante e potremmo definirlo, utilizzando le parole dello storico urbanista americano Kevin Lynch, un landmark.

Sempre a livello architettonico, la basilica si sviluppa su tre navate ed è priva di transetto.
L’accesso alla chiesa avviene tramite un corpo detto nartece che funge da spazio-filtro tra interno ed esterno. Questo “ambiente di mediazione” è tipico delle architetture romaniche (basti pensare al quadriportico di Sant’Ambrogio a Milano) ed è presente anche in altre architetture ravennati, come per esempio nella celeberrima San Vitale.

Per chi volesse visitare Ravenna e i suoi unici mosaici non si dimentichi di fare una passeggiata nella pineta, d’origine romana (piantata appositamente per la produzione di legno, necessario per la flotta del porto di Classe), e nel vicino litorale, in parte tutt’oggi selvaggio, in cui sono ancora presenti le dune.